
Claudio, Vergy e la loro squadra di cacciatori di vampiri sono finalmente alla Rocca, luogo di perversioni e probabile covo di succhia sangue. Ma quando la missione sembra essere a un punto di svolta, ecco che il nemico più grande si palesa davanti a loro: Grimjank, il potente Maestro vampiro, per nulla intimorito dalla loro presenza. Dopo un’umiliante sconfitta e il rientro in città con la coda tra le gambe, il gruppo decide di sciogliersi e voltare pagina. È chiaro che la caccia non fa per loro.
Passano i mesi e il rancore non accenna a diminuire, così come il ricordo dei compagni morti e dei traumi vissuti. Per giunta i vampiri si sono fatti più aggressivi, niente più agguati notturni, niente più persone scomparse. Modena e forse tutta l’Italia sono sotto assedio. I nostri trovano rifugio dentro un bunker e cercano di vivere alla giornata, ma è chiaro che la situazione non può durare in eterno. Stanchi, disorganizzati e con poche risorse, Claudio e Vergy raccolgono le ultime forze e decidono di sfidare un’ultima volta quel nemico invincibile che vive rintanato alla Rocca, consapevoli del fatto che potrebbero non fare ritorno.

L’ultima volta ci siamo lasciati con Claudio e Vergy che erano stati convocati in una sala privata della Rocca, riunitisi al resto della squadra e in attesa di conoscere il padrone di casa.
L’inizio di questa seconda parte della ristampa di Il 18° Vampiro di Claudio Vergnani (vi rimando alla recensione di Grimjank, se ve la siete persa) è una sintesi di quello che in effetti è il tono generale del libro: il nostro protagonista ha un crollo nervoso e sta considerando di andarsene, abbandonando lì i suoi compagni. L’autore si trova a suo agio a delineare la disperazione dei suoi personaggi, ma anche a contrapporre a questa un’inaspettata voglia di lottare. Claudio infatti decide di tornare indietro, ed è proprio al suo ritorno che entra in gioco Lui, il Maestro vampiro Grimjank.
Ora, se c’è una cosa che non ho apprezzato del primo libro è il modo in cui s’interrompe. Quello che vi ho descritto poteva essere un climax perfetto per l’epilogo, che avrebbe toccato la vetta con l’arrivo del Maestro. In questo modo invece, quel Grimjank che dà addirittura il nome al romanzo non appare praticamente mai, se non per una menzione nelle prime pagine. La verità è che Grimjank e il Giorno dei Morti dovevano scambiarsi di posto, perché è il secondo libro il vero palcoscenico del personaggio.
Grimjank (il personaggio) è una figura di raro carisma letterario, un villain da top 10 di decade o forse addirittura di secolo, e non a caso gli stessi protagonisti si trovano spiazzati dinanzi a lui. Grimjank non li rispetta, per lui non sono neanche un problema, al più un fastidio. Ed è per questo che decide di risparmiarli, lasciandoli andare. Ma le condizioni per il rilascio hanno delle regole precise: attraversare cinquanta chilometri di boscaglia, al freddo, al buio e a piedi, col divieto tassativo di fermarsi o di accettare aiuto, in qualsiasi forma esso arrivi.
Ha così inizio una delle sequenze più immersive dell’intero romanzo, per non dire dell’intera trilogia, che vi faranno vivere ogni singolo sforzo sulla vostra pelle, come foste al fianco dei personaggi. È incredibile come lo stile dell’autore riesca a essere evocativo pur cedendo al raccontato. Gli errori di questo libro, infatti, sono gli stessi del precedente: un’onesta prova autoriale che tuttavia soffre di diverse beghe, primo fra tutti il già citato raccontato, come anche alcuni momenti in cui la retorica la fa da padrona, a discapito del ritmo.
E nonostante questo i tagli, come nella prima parte, si sono rivelati frequenti e spesso mal gestiti. Se avete letto la precedente recensione saprete come molte frasi, ma anche intere scene, sono state rimosse per intero. Qui l’impatto è persino peggiore perché ci troviamo in situazioni in cui i nostri protagonisti si ritrovano di punto in bianco in un luogo diverso senza che se ne capisca il motivo, e questo perché è stata rimossa proprio la scena che fa da raccordo ai due scenari. Errori come questi, mi duole dirlo, denotano poca attenzione in fase di editing e l’idea che si sia preferito aderire agli standard editoriali piuttosto che pensare a rendere funzionale la storia.
Non sapendo chi abbia deciso questi tagli, non me la sento di puntare il dito verso l’autore, i cui punti deboli sono ben altri. Ma tornando ai pregi del libro, il Giorno dei Morti offre una storia molto più tesa del precedente e se in Grimjank non comprendevamo le ragioni d’inserire dei paragrafi al Presente, tale scelta assume un senso proprio nel secondo libro. Se il primo era una sorta di slice of life di un gruppo di cacciatori di vampiri, ora il gruppo si trova braccato e in costante pericolo proprio a causa degli avvenimenti visti durante la narrazione al Passato. L’impressione è che gli improbabili eroi non siano poi così eroici e che, qualsiasi cosa facciano, l’impatto delle loro azioni non avrà influenza sui mostruosi avversari (altro punto a favore dell’immedesimazione, perché diciamocelo, se vivessimo una situazione come la loro non ci improvviseremmo dei Van Helsing armati di balestre e collane d’aglio).
Ma la volontà di resistere, malgrado la situazione, è anche la ragione che spinge in avanti la lettura. Pagina dopo pagina, man mano che li conosciamo, scopriamo che i protagonisti troveranno sempre un modo per cavarsela. E via via che ci avviciniamo alla fine del libro saremo rapiti dalla curiosità di scoprire come terminerà il confronto con il Maestro Grimjank e la sua legione di vampiri. Un epilogo sensazionale, un’iniezione di adrenalina che ci trascinerà fino all’ultima pagina in un crescendo che ci toglierà il fiato dai polmoni.
Con questa recensione mi sono tolto un peso e allo stesso tempo tempo ho realizzato un sogno. Il 18° Vampiro, in qualunque edizione lo leggiate, è un’opera imperfetta sotto molteplici aspetti, ma anche uno dei migliori libri che abbia mai letto. La sequenza della fuga nei boschi me la ricordo dalla prima volta che l’ho letta, prima ancora della nuova edizione di Acheron Books, e nonostante i successivi libri abbiano ancora molto da dire e nuovi personaggi da introdurre, l’emozione della scoperta che ai tempi mi diede quest’opera è una sensazione che raramente capita nella vita di un lettore.
L’augurio è che possa piacere a voi così com’è piaciuta a me. Tuttavia, se mai questa recensione giungerà all’attenzione degli uffici di Acheron Books, vi invito a fare più attenzione all’editing dei libri successivi. Pur comprendendo le necessità della casa editrice, non è accettabile che l’esperienza di lettura venga intaccata da distrazioni quali assenze di virgolette alte, flashback a volte in corsivo altre volte no, sequenze che non stanno insieme a causa dei tagli e altri errori di formattazione e di sintassi vari. Sgarri che ho riscontrato in entrambi i libri e che mi costringono a penalizzare la nuova edizione.
LINK AL LIBRO: Il Giorno dei Morti
ATTENZIONE: Il voto è espresso soltanto sull’edizione Acheron Books
IDEE: Grimjank è uno dei migliori villain del panorama letterario italiano. I vampiri di Vergnani, oltre a essere spietati, in questo libro dimostrano anche una certa creatività nel compiere efferatezze.

STILE: L’autore fa del suo meglio per adoperare la tecnica del mostrato, ma scade in più occasioni nel raccontato. Alcuni typo mettono in luce che ci sono stati dei tagli.

INTRECCIO: La fuga nei boschi è uno dei picchi più alti del libro. L’epilogo è mozzafiato, peccato che prima di arrivarci la trama non è che abbia chissà quali sviluppi, e non è ammissibile che i personaggi si trovino teletrasportati da un luogo all’altro a causa dei tagli.

VOTO SOGGETTIVO: Il Giorno dei Morti, nel suo insieme, mi ha entusiasmato. E se già vi avevo consigliato (con qualche riserva) Grimjank, questo non dovete assolutamente perdervelo.

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