
Filippo Mengarelli è uno scrittore italiano di fantasy che ha visto crollare i suoi sogni di fama dopo il flop del primo libro della sua trilogia: “Le Cronache di Falcograd”. Deciso a rifarsi un nome con un altro editore, si presenta al Lucca Comics & Games armato di manoscritto e supportato dall’amica Alessandra, unica persona al mondo che abbia apprezzato il suo romanzo. Quello che ancora non sa è che tra gli stand della fiera si aggirano quattro cosplayer incredibilmente fedeli ai protagonisti del suo libro, così fedeli da instillare il dubbio che quelli che indossano non siano semplici costumi. Per risolvere il mistero, Filippo dovrà fare pace con la consapevolezza di essere un autore mediocre e imparare che anche dietro alla creazione di un romanzo fantasy (pure quelli pessimi), ci sono delle responsabilità.

Il romanzo che voglio recensire oggi era nella mia lista da diversi anni, ed è un romanzo che – al contrario delle Cronache di Falcograd – si porta dietro una reputazione dignitosissima. Tutti quelli che lo hanno letto me ne hanno parlato benissimo, e più ne sentivo parlare, più cresceva la mia curiosità verso questo piccolo libricino di Plesio Editore. Non è mai un bene quando si esagera con l’hype, eppure mi sento di dire che stavolta le mie fonti hanno centrato il bersaglio: Questo non è un romanzo Fantasy è bello (ed è pure un romanzo fantasy, malgrado il titolo).
Dell’autore, Roberto Gerilli, non avevo mai letto nulla, ma gli devo riconoscere una lodevole competenza tecnica, che utilizza per qualcosa che tutti vorrebbero fare, ma che solo pochi ne sono in grado: violare le regole. Questo non è un romanzo fantasy è INFARCITO di violazioni che in qualsiasi altro libro mi avrebbero spinto a stroncare l’opera; autentici peccati capitali della scrittura immersiva, come Il narratore onnisciente che si rivolge al lettore, e che qui costituisce l’ossatura stessa del libro.
Il narratore onnisciente, alter ego dello stesso Gerilli, ci coinvolge e scherza con noi, sminuendo in continuazione il suo libro e lo stesso protagonista, facendoci sentire parte integrante della narrazione. Questo grazie ai toni da commedia demenziale che favoriscono la sospensione dell’incredulità e creano il giusto distacco dal conflitto drammatico di Filippo, un autore di fantasy come ce ne sono tanti in Italia, che ha esordito con aspettative altissime (ingigantite anche delle lusinghe del suo editore) e che si è scontrato con la dura realtà: la trama, che credeva fosse ispirata, è in realtà un collage di idee trite e ritrite; lo stile dilettantesco, che è imbottito di luoghi comuni, denota la sua mancanza di una formazione tecnica; e i suoi personaggi, che dovevano essere delle icone con cui i lettori si sarebbero identificati, sono solo una compagnia di macchiette.
Parlando dei personaggi creati da Filippo, Roberto Gerilli si diverte a metterne in dubbio i cliché (spingendo, per esempio, l’elfo ad allenarsi nel parlare più terra terra, il guerriero a prendere coscienza della sua indole irruenta), in un’operazione di destrutturazione che mi ha ricordato ciò che fu fatto nel film Quella casa nel bosco (in quel caso a essere smontati sono i luoghi comuni del cinema horror), e dimostrando quindi una grande competenza nella materia fantastica.
Ora però arriva la parte dolente, perché a ciascuno di questi pregi si contrappongono dei difetti, a cominciare dal modo in cui sono gestiti i tempi dell’intreccio: alcune scene vengono ommesse dal narratore per dare una brusca accelerata alla storia, e in seguito riassunte in forma di flashback per raccontare le circostanze che ci hanno condotto in quel punto. Una scelta narrativa che confonde il lettore e lo costringe a chiudere un occhio sui gap temporali.
Abbiamo parlato di macchiette fantasy e quindi devo citare anche i personaggi che rivestono il ruolo di antagonisti. Ne abbiamo tre: l’avido Giovanni Disordini, ex-editore di Filippo; Paolo Ziti, un esperto di fantastico e blogger che a suo tempo ha stroncato le Cronache di Falcograd, contribuendo al fallimento del nostro protagonista; e un terzo personaggio, che lascerò a voi scoprire. Se i primi due sono divertenti e piacevoli da leggere, il terzo – che ricopre il ruolo del villain in senso stretto – è il meno riuscito di tutti, un villain che fa ciò per cui è stato creato, ma senza quell’arguta decostruzione che abbiamo apprezzato nella comitiva di eroi. Personalmente, sono convinto che si tratti di una scelta di Gerilli e non di una tessera mancante del suo mosaico, perché in altre circostanze si dimostra ricco d’inventiva e capace di risvolti narrativi stimolanti.
Questo non è un romanzo fantasy è un’opera che si adatta ai gusti di diversi target di pubblico: piacerà agli appassionati di narrativa fantastica, che si troveranno tra le mani una storia originale e che si legge tutta d’un fiato; agli editor e agli esperti di narratologia, che riconosceranno il problema del trovare letture di qualità nel nostro mercato editoriale; agli appassionati del Lucca Comics & Games, che rivivranno tra queste pagine i luoghi e le emozioni di quell’evento annuale; e in ultimo, ma non per importanza, a tutti gli autori di narrativa, che in Filippo troveranno una figura con cui identificarsi facilmente.
LINK AL LIBRO: Questo non è un Romanzo Fantasy
IDEE: Una storia sorretta da un what if tanto semplice, quanto ben sviluppato. Un libro che parodizza sé stesso, mentre ci sprona a riflettere sui grandi problemi della narrativa fantastica italiana. Quasi tutti i personaggi sono scritti e sviluppati minuziosamente, tranne il villain principale, che risulta facilmente dimenticabile.

STILE: Un narratore onnisciente umoristico che si rivolge direttamente a noi, facendoci sentire parte integrante della storia. Purtroppo tende a riassumere alcuni eventi, a saltare in modo brusco alcune scene e ad alternare i punti di vista all’interno dello stesso paragrafo.

INTRECCIO: Un viaggio di formazione che porta il nostro protagonista a comprendere i limiti del suo stile e forse, un giorno, a diventare uno scrittore migliore. Peccato per alcuni gap temporali che interrompono il flusso di lettura. Giovanni Disordini, l’ex-editor di Filippo, a un certo punto viene messo da parte malgrado sembrasse destinato a essere l’antagonista principale, e questo è un peccato se consideriamo che viene rimpiazzato da villain senza alcun carisma.

VOTO PERSONALE: Da grande amante del Lucca Comics, editor, forte lettore di narrativa fantastica e scrittore che arranca tra gli impegni di lavoro e la sua passione, capite bene che io incarno tutti i target a cui questo libro punta, e se aggiungete a questo i pregi oggettivi che vi ho esposto, era scontato che mi piacesse.

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