IL CODICE DEL PIRATA SCRITTORE #20 “Impara a gestire i cliché”

Il processo creativo che porta a immaginare una storia, progettarla e infine scriverla passa inevitabilmente dai cliché, che nel gergo indicano quell’insieme di soluzioni narrative che nel corso degli anni sono state usate e abusate al punto da diventare prevedibili.

Questo vuol dire che, se il lettore anticipa la piega che prenderà la tua storia (un rischio da non sottovalutare, soprattutto se si tratta di un forte lettore), il coinvolgimento che tu cerchi di infondergli si tradurrà in noia, perché il suo cervello avrà già processato l’informazione prima che tu sia arrivato a scriverla, e nel momento in cui arriverà a leggerla, non ci sarà più niente che risvegli il suo interesse.

Un altro rischio dell’utilizzare a sproposito i cliché è quello di deludere le aspettative nel caso la storia punti molto sui colpi di scena. Se il lettore è in attesa di un’importante rivelazione, scoprire che quella rivelazione è simile o uguale a quella di decine di altre storie lette in passato, gli causerai una tale delusione che difficilmente rientrerai nelle sue grazie.

Chiarito ciò, perché ho detto che la scrittura passa inevitabilmente dai cliché? Semplice, perché il cervello ragiona per scorciatoie, come un apparecchio che lavora sempre col risparmio energetico attivo, e quando l’operazione gli richiede di concatenare idee per intrecciare una vicenda, la prima cosa che farà sarà di pescare tra le prime soluzioni che gli verranno in mente.

Capisci bene che i cliché non sono sempre stati cliché, neppure quelli che oggi etichetteremo come i più scontati. C’è stata sicuramente una prima volta che il gruppo di studentelli si è diviso per scappare dal killer, o il pirata che ha indossato la benda sull’occhio e camminava su una gamba di legno, o il cowboy solitario che è arrivato in città per sconfiggere la banda criminale. Lo stesso si può dire per le soluzioni narrative che uno scrittore è abituato a riproporre nelle sue storie: se per cinque diversi romanzi si scopre che alla fine l’alleato del protagonista è in realtà il villain, alla sesta è probabile che il lettore non ne potrà più e urlerà a gran voce nuove idee!

Quindi ricapitoliamo: ragionare per cliché, almeno all’inizio è inevitabile. E quanto più un lettore sarà navigato, tanto più sarà difficile accontentare la sua sete di nuove esperienze. Come fare, allora a stupirlo con trovate interessanti e disegnare sulle sue labbra quel sorriso che è tipico del lettore coinvolto e soddisfatto? La risposta è: essere disposto a modificare la scena, ricollegandola a quanto hai già pensato (o scritto) e adeguando la storia a quello che verrà dopo. 

Lavorando io stesso sulla progettazione delle storie, ho visto che rifiutare la prima idea che il cervello ti propone, spiana immediatamente la strada ad altre soluzioni molto più originali, con un gioco di intrecci e combinazioni che diventeranno sempre più interessanti via via che si scarteranno le idee più immediate. Questo non vuol dire che dovrai sempre cancellare la prima soluzione che ti verrà in mente (può succedere che ti piaccia da subito e voglia usarla), ma cerca almeno di sperimentare altre strade, finché non avrai trovato quella che più si adatta alla tua storia.

Anche cultura generale ed esperienza giocano un ruolo importante, quindi esercitati nella lettura attiva e prendi la sana abitudine di appuntarti le informazioni che un giorno potrebbero servirti, e nel frattempo allenati a creare intrecci narrativi sempre più originali; così facendo, imparerai a conoscerti e a riconoscere i temi che sei solito usare. Soprattutto impegnati molto, il lettore potrebbe accettare i tuoi cliché se altri aspetti della tua storia sono curati, ma tu devi dare il massimo, e non lasciarti tentare dalla pigrizia.

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