(Recensione) SAGA DI CLAUDIO E VERGY – L’Ora più Buia

Claudio e Vergy, fermi a Parigi dopo la loro ultima caccia, apprendono della scomparsa di Alicia, la ragazza che li ha tirati fuori dai guai durante l’incursione al vecchio cimitero di Modena. Rientrati in Italia, provati e depressi dalla missione, si riuniscono ai loro vecchi compagni di squadra e danno il via a un’indagine che li riporterà nei meandri più oscuri del Bel Paese, tra folli rituali e terribili creature che si aggirano nei sotterranei. Man mano che le speranze di ritrovare Alicia diventano sempre più vane, i due amici capiscono che una nuova entità è scesa in campo: un antico Maestro Vampiro, forse il capostipite dell’intera progenie, e le cui intenzioni sono imperscrutabili. Dopo anni di lotte all’ultimo sangue e fughe disperate, lo scontro finale tra le due fazioni sta per iniziare, e non è affatto scontato che i nostri avranno la meglio…

Ve li ho fatti conoscere ne Il 18° Vampiro, spiegandovi come Claudio Vergnani fosse il mio scrittore preferito del fantastico italiano, ne Il 36° Giusto vi ho mostrato che il carisma dei personaggi regge da solo un romanzo che altrimenti sarebbe appesantito da testi prolissi e un intreccio debole. Ora voglio parlavi del capitolo conclusivo della trilogia vampirica di Claudio e Vergy, un libro che al di là del titolo sentito e risentito, fa tesoro dell’esperienza pregressa dell’autore e migliora sotto diversi punti di vista.

Il primo che salta all’occhio, anche solo tenendolo in mano e sfogliandolo, è una significativa diminuzione delle pagine, merito di uno stile più asciutto rispetto al passato. Se pensate che questo significhi che il contenuto sia stato penalizzato: dovrete ricredervi.

L’Ora più Buia alza il tiro sia sul fronte della comicità (alcune delle scene più memorabili dell’intera saga le troverete qui) che su quello del dramma. Il protagonista Claudio, che nel corso dei libri abbiamo imparato a conoscere come un’anima malinconica e dedita all’abuso di farmaci, qui tocca il punto più basso della sua vita, con l’ombra del suicidio a oscurare i suoi momenti d’introspezione.

Pollice in su anche per la trama, che oltre a intrattenerci con nuove situazioni e il ritorno in località già esplorate, porta a termine l’intreccio iniziato nel 18° Vampiro, dando un senso di sviluppo e chiusura all’opera (che invece mancava nel secondo libro). Nota dolente è forse il ripetersi di alcune di queste situazioni, che se avete amato in passato leggerete di gusto anche stavolta, altrimenti preparatevi alla delusione (da questo punto di vista Il 36° Giusto aveva più varietà).

Parlando di stile e fatte le dovute premesse sulla mole del testo, l’autore si destreggia tra Mostrato e Raccontato nel modo in cui lo abbiamo imparato a conoscere, ma a dispetto del passato si concede qualche licenza introducendo capitoli in forma di testimonianza scritta e altri in Terza Persona con un narratore che alterna i Punti di Vista di diversi personaggi nel flusso della stessa scena. Una scelta che, ahimè, rovina l’uniformità della trilogia.

In ultima, il finale sbrigativo e il modo in cui viene utilizzato il nuovo Maestro Vampiro vanificano un po’ la sapiente costruzione che è stata predisposta fino a quel punto, dimostrandosi non all’altezza delle premesse (Grimjank, a suo tempo, è stato un villain molto più interessante). L’autore ha calcato troppo sulla debolezza della condizione umana rispetto a quella dei vampiri e l’impressione è che, arrivato al climax, si fosse trovato costretto a inventarsi qualcosa per salvare capra e cavoli.

Ma in fondo sono aspetti che siamo disposti a tollerare, se il risultato è quello che abbiamo letto finora.

Con questa recensione si conclude la Trilogia dei Vampiri, ma le storie che vedono protagonisti Claudio e Vergy sono lungi dall’essere finite. Questa strana coppia ci ha fatto ridere e temere per loro, tifare e godere della loro sfortuna, con momenti in cui avremmo voluto abbracciarli e altri in cui mandarli a quel paese. Le situazioni che li vedranno coinvolti nei prossimi romanzi forse non riguarderanno più i Vampiri (non direttamente, almeno), ma vi posso assicurare che ne vedrete delle belle.

Spero di avervi convinto a riscoprire questo autore e i suoi libri, ma se ancora avete dei dubbi, vi rimando ai prossimi articoli, che analizzeranno per voi anche il resto della saga, cominciando dal libro che fa da prequel a tutti… 😉

LINK AL LIBRO: L’Ora più Buia

LIBRI PRECEDENTI:

  1. Grimjank
  2. Il Giorno dei Morti
  3. Il 36° Giusto

IDEE: Il mistero riguardante l’identità del nuovo Maestro tiene alto l’interesse. Purtroppo, a parte un colpo di scena (in parte) prevedibile, non raggiunge il carisma che aveva Grimjank ai tempi.

STILE: Un buon mostrato e un raccontato ricco di dettagli come sempre, ma stavolta il testo più asciutto rende la lettura più scorrevole. Peccato per i cambi di narratore e Punto di Vista che ci sono in alcuni capitoli.

INTRECCIO: Una buona conclusione della trilogia, anche se certe situazioni sanno di già visto. Purtroppo il finale non rende giustizia all’opera. L’arco tragico del protagonista, invece, è gestito molto bene.

VOTO SOGGETTIVO: Alcune delle scene che più mi sono rimaste impresse in tutta la trilogia sono contenute in questo libro. Inoltre, apprezzo che l’autore abbia compreso di dover dare un freno ai suoi flussi di testo.

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