RECENSIONE: Hortus Mirabilis (racconti)

Silenziose, immobili, dalle molteplici forme e colori. Le piante sono ignorate da molti, considerate poco più che un elemento del paesaggio. Ma se ci si sofferma a guardarle si scopre in loro una natura quasi aliena, che incanta con i suoi misteriosi processi biologici, la sua forza dirompente e la sua abilità nell’adattarsi a ogni situazione ambientale. Il fascino delle piante ha ispirato questa antologia di racconti: 14 storie per altrettante 14 specie vegetali immaginarie; tra organismi parassiti, reincarnazioni e vere e proprie guerre planetarie, scopriremo fin dove possono spingersi queste incredibili forme di vita.

Sono tornato, avete visto? Un ritardo di quasi due mesi che segna ufficialmente un nuovo record (in negativo) per il blog. E pensare che coltivo ancora l’aspirazione di pubblicare due recensioni al mese…

Ma stavolta mi presento con la giustificazione! Eh sì, perché io ci ho provato a stare nei tempi: l’idea era di proporre una recensione di racconti in linea con quanto fatto l’anno scorso. Così mi sono messo a selezionare qualche storia breve dal mio Kindle, solo per scoprire che nessuna soddisfava i requisiti minimi per essere recensita. Povero me, come avrei spiegato alla mia ciurma, a cui avevo promesso una recensione di racconti, che non c’era materiale per fare la recensione? Cosa fare? Fortuna che esiste Moscabianca, la quale non si limita solo a pubblicare autori esordienti (o comunque del sottobosco italiano, e ho fatto la battuta tematica), ma si assicura di selezionare sempre i migliori. Una manna dal cielo per i lettori e un sentito grazie da parte mia.

Di questo editore noi abbiamo già visto Diario dal tempo profondo, che però era un progetto diverso, ugualmente sperimentale, ma classificabile come romanzo. Hortus Mirabilis è invece un’antologia di racconti di autori vari guidati da un unico filo conduttore, ossia: scrivere una storia basata su una pianta immaginaria. Ad accompagnare i racconti i disegni di Gabriele Operti, artista incredibile che abbiamo già conosciuto con il Diario, e che infonde a questa raccolta un aspetto ancora più pregiato.

Non intendo recensirvi tutti i racconti, o rischierei di mettere radici di fronte alla scrivania (lo so, sono simpaticissimo), quello che vi posso dire è che tutte le storie – da quella che mi è piaciuta di più a quella di meno – sono caratterizzate da what if e/o intrecci molto fantasiosi, che le rendono tutte originali. Alcune certo non brillano per scrittura, come per esempio “Il tè delle tigri” di Diletta Crudeli, che per quanto mi sia sforzato non sono riuscito a capire, o come “Skógur” di Natalia Guerrieri, che a fronte di un concept davvero interessante ha uno sviluppo poco chiaro e non sembra giungere a un punto (per lo meno, da quanto mi è arrivato durante la lettura).

Tra i what if più interessanti c’è quello di “Memoria esterna” di Beatrice la Tella, nel quale due sorelle scoprono che dentro di loro crescono e si sviluppano delle piante, le quali instaureranno con le ragazze (e con una delle due in particolare) un rapporto simbiotico. Oppure “Il manuale di giardinaggio di Aubrey” di Ilaria Petrarca, che ci presenta un mondo in cui delle enormi doline stanno via via inghiottendo intere porzioni di civiltà e l’unico modo per prevenire ulteriori disastri è quello di creare una complessa rete di radici sotterranee in modo che possano impedire ulteriori catastrofi.

Parlando invece delle storie che ho preferito: “Scie nella neve” è una storia di Maurizio Ferrero, un autore veterano di Moscabianca che in futuro troverà altro spazio nel blog, e che qui si presenta in una vicenda che rimanda a quel La Cosa di John Carpenter (che qui abbiamo citato più volte) e che si sviluppa come il racconto più horror di tutto il libro. Forse come spunto non brilla di fantasia, ma Maurizio con poche pagine a disposizione riesce a gestire un arco narrativo completo di prologo, midpoint ed epilogo. Una prova autoriale che mette in mostra la sua grande esperienza.

“M’ama non m’ama” di Francesco Morgante, invece, è tutto questo con in più un’idea squisitamente geniale, calata in un contesto che pagina dopo pagina si scopre essere molto più bizzarro di quanto non tradivano le apparenze. Mentre leggi ti sembra di scorgere dei buchi di trama, vorresti criticare alcuni atteggiamenti dei personaggi, ma il tutto poi si scopre essere pianificato dall’autore, e giustificato dalla situazione che si apprende man mano che la lettura avanza. Mi ha spiazzato completamente e appena ho finito di leggere mi sono messo a indagare per scoprire cos’altro ha combinato questo autore.

Come avete visto, il livello generale è molto alto e a fronte di qualche scivolone (che a voi potrebbe non dare fastidio, chi lo sa) Hortus Mirabilis è un’antologia che riconferma il talento di Moscabianca nel selezionare e pubblicare grandi – nuovi – autori, e che si è guadagnata il mio amore incondizionato. Mi fermo qui, o rischierei di spoilerarvi l’intera antologia, e avevo detto che non l’avrei fatto. Ma che siate appassionati di weird, fantasy, sci-fi, umoristico o al contrario, di vicende melodrammatiche, tra queste pagine troverete sicuramente qualcosa per il vostro palato!

BONUS: Oltre alle immagini che ho usato per accompagnare la recensione, Gabriele Operti mi manda anche questa foto della sua postazione. I disegni sono realizzati a mano, con matite colorate e pennarelli pantone.

LINK AL LIBRO: Hortus Mirabilis


IDEE: Concept molto originali, e l’idea di accompagnare i racconti con un disegno della pianta protagonista rende quest’antologia unica nel suo genere.

STILE: Ogni autore propone uno stile diverso e ne troviamo di tutti i tipi, da quelli prettamente in Mostrato a quelli in Raccontato. Stesso dicasi delle Persone narranti: Prima, Terza e in alcuni casi anche Seconda. Quest’ultima, che di solito è un problema, in questo caso viene contestualizzata e funziona con risultati piuttosto buoni.

INTRECCIO: Salvo rare eccezioni, ogni racconto trova un epilogo e una morale finale. Alcuni sono più problematici di altri e necessitano di maggiore chiarezza, ma sono una minoranza rispetto al numero complessivo.

VOTO PERSONALE: Un libro che sono contento di possedere, e che farà la gioia di chi come me adora il weird e la narrativa fantastica in generale.

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